Gambolò
Gambolò (Gambulò in dialetto lomellino ) è un comune italiano di 9,648 abitanti della provincia di Pavia, in Lombardia. Si trova nella Lomellina orientale, sul Terdoppio, non lontano dalla riva destra del Ticino. È posto immediatamente a sud di Vigevano, città di cui fa ormai di fatto parte dell'area urbana.
Le prime testimonianze della presenza umana nel territorio di Gambolò risalgono al Mesolitico recente (5500-4500 a.C.) e sono state individuate lungo la sponda destra del Terdoppio, dove alcuni gruppi di cacciatori si fermano periodicamente durante le loro escursioni di caccia. In seguito, nell'età del Bronzo medio e tardo (2000-1900 a.C.), un significativo villaggio si sviluppa sempre sui dossi del Terdoppio.
L'intero territorio conosce una notevole fase insediativa in epoca celtica, dalla seconda metà del secolo III a.C.; in questo periodo sorgono numerosi villaggi, come testimoniano le relative necropoli. Proprio da frazione Belcreda proviene un vaso funebre che reca il nome del defunto di cui contiene i resti: Vindonidius, il primo abitante di Gambolò di cui conosciamo il nome.
L'epoca romana, dalla fine del I secolo a.C., porta un influsso benefico: i coloni, i commercianti e gli artigiani romani recano un significativo apporto in termini di conoscenze tecniche e culturali. Alcune are votive ritrovate nella chiesa di Sant'Eusebio, testimoniano la presenza di un luogo di culto.
Poi, progressivamente, i dati archeologici si rarefanno: è un segno dei tempi dovuto ai cambiamenti e alla crisi dell'Impero. I barbari, varcati armi alla mano i confini, devastano il nord Italia saccheggiando e derubando.
La prima volta che il nome del paese compare nella storia è nel 999, in un documento in cui si dice che un certo Ademarus de Gambolate deve risarcire il vescovo di Vercelli Leone dei danni arrecatigli. Il castello viene citato per la prima volta cento anni dopo, nel 1099: la fortezza accoglie al sicuro gli abitanti del villaggio e della campagna circostante.
Nel Medioevo è testimoniata la compresenza di due diverse diocesi, quella di Novara e quella di Pavia: ci troviamo in un territorio di confine fra le due giurisdizioni, cui si legano anche mosse politiche e strategiche dei due vescovadi e dei poteri laici a essi collegati. Dalla diocesi di Novara dipende la pieve di S. Pietro di Masovico, collocata all'incirca due chilometri fuori dell'abitato attuale, oltre il Terdoppio. Da San Pietro dipende la chiesa di S. Gaudenzio; questa, situata nel villaggio, destituirà nei secoli successivi la pieve rurale e diverrà la parrocchia del paese.
La diocesi di Pavia trova invece la propria dipendenza nella pieve di Sant'Eusebio, documentata fra XIII e XIV secolo. Nel 1289 il monastero di San Pietro in Verzolo entrò in possesso di numerosi fondi nella zona. In questi secoli il paese gravita politicamente nell'orbita di Pavia, che è continuamente in guerra con Milano; nel corso degli anni Gambolò viene ripetutamente assediata e danneggiata. Alla fine Milano prevale definitivamente e si sancisce il predominio della signoria dei Visconti. Il castello perviene ai Beccaria e viene poi dato da Galeazzo Maria Visconti a Francesco Pietrasanta.
Fra basso Medioevo e Rinascimento la zona rifiorisce, grazie a bonifiche e canalizzazioni che valorizzano la campagna. Con l'avvento degli Sforza e la successiva perdita del ducato a favore dei francesi passa, nel 1499, nelle mani di Gian Giacomo Trivulzio, maresciallo di Luigi XII, marchese di Vigevano. Dopo alterne vicende militari e politiche il territorio, con il Ducato di Milano, finisce definitivamente nelle mani della corona spagnola. Nel 1573 i nobili Litta Visconti Arese acquistano dagli spagnoli il feudo di Gambolò.
È del 10 ottobre 1639 il documento nel quale si avvisa che le terre di Gambolò, Gravellona, Cilavegna, Cassolnovo, Villanova, Nicorvo, Robbio, Confienza e Palestro cessano di far parte del territorio Novarese o Pavese ed entrano in quello Vigevanasco, diventando terre appartenenti al contado di Vigevano.
Le prime testimonianze della presenza umana nel territorio di Gambolò risalgono al Mesolitico recente (5500-4500 a.C.) e sono state individuate lungo la sponda destra del Terdoppio, dove alcuni gruppi di cacciatori si fermano periodicamente durante le loro escursioni di caccia. In seguito, nell'età del Bronzo medio e tardo (2000-1900 a.C.), un significativo villaggio si sviluppa sempre sui dossi del Terdoppio.
L'intero territorio conosce una notevole fase insediativa in epoca celtica, dalla seconda metà del secolo III a.C.; in questo periodo sorgono numerosi villaggi, come testimoniano le relative necropoli. Proprio da frazione Belcreda proviene un vaso funebre che reca il nome del defunto di cui contiene i resti: Vindonidius, il primo abitante di Gambolò di cui conosciamo il nome.
L'epoca romana, dalla fine del I secolo a.C., porta un influsso benefico: i coloni, i commercianti e gli artigiani romani recano un significativo apporto in termini di conoscenze tecniche e culturali. Alcune are votive ritrovate nella chiesa di Sant'Eusebio, testimoniano la presenza di un luogo di culto.
Poi, progressivamente, i dati archeologici si rarefanno: è un segno dei tempi dovuto ai cambiamenti e alla crisi dell'Impero. I barbari, varcati armi alla mano i confini, devastano il nord Italia saccheggiando e derubando.
La prima volta che il nome del paese compare nella storia è nel 999, in un documento in cui si dice che un certo Ademarus de Gambolate deve risarcire il vescovo di Vercelli Leone dei danni arrecatigli. Il castello viene citato per la prima volta cento anni dopo, nel 1099: la fortezza accoglie al sicuro gli abitanti del villaggio e della campagna circostante.
Nel Medioevo è testimoniata la compresenza di due diverse diocesi, quella di Novara e quella di Pavia: ci troviamo in un territorio di confine fra le due giurisdizioni, cui si legano anche mosse politiche e strategiche dei due vescovadi e dei poteri laici a essi collegati. Dalla diocesi di Novara dipende la pieve di S. Pietro di Masovico, collocata all'incirca due chilometri fuori dell'abitato attuale, oltre il Terdoppio. Da San Pietro dipende la chiesa di S. Gaudenzio; questa, situata nel villaggio, destituirà nei secoli successivi la pieve rurale e diverrà la parrocchia del paese.
La diocesi di Pavia trova invece la propria dipendenza nella pieve di Sant'Eusebio, documentata fra XIII e XIV secolo. Nel 1289 il monastero di San Pietro in Verzolo entrò in possesso di numerosi fondi nella zona. In questi secoli il paese gravita politicamente nell'orbita di Pavia, che è continuamente in guerra con Milano; nel corso degli anni Gambolò viene ripetutamente assediata e danneggiata. Alla fine Milano prevale definitivamente e si sancisce il predominio della signoria dei Visconti. Il castello perviene ai Beccaria e viene poi dato da Galeazzo Maria Visconti a Francesco Pietrasanta.
Fra basso Medioevo e Rinascimento la zona rifiorisce, grazie a bonifiche e canalizzazioni che valorizzano la campagna. Con l'avvento degli Sforza e la successiva perdita del ducato a favore dei francesi passa, nel 1499, nelle mani di Gian Giacomo Trivulzio, maresciallo di Luigi XII, marchese di Vigevano. Dopo alterne vicende militari e politiche il territorio, con il Ducato di Milano, finisce definitivamente nelle mani della corona spagnola. Nel 1573 i nobili Litta Visconti Arese acquistano dagli spagnoli il feudo di Gambolò.
È del 10 ottobre 1639 il documento nel quale si avvisa che le terre di Gambolò, Gravellona, Cilavegna, Cassolnovo, Villanova, Nicorvo, Robbio, Confienza e Palestro cessano di far parte del territorio Novarese o Pavese ed entrano in quello Vigevanasco, diventando terre appartenenti al contado di Vigevano.
Mappa - Gambolò
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Paese (geografia) - Italia
Bandiera d'Italia |
Delimitata dall'arco alpino, l'Italia confina a nord, da ovest a est, con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; la penisola italiana si protende nel mar Mediterraneo, circondata dai mari Ligure, Tirreno, Ionio e Adriatico, e da numerose isole (le maggiori sono Sicilia e Sardegna), per un totale di. Gli Stati della Città del Vaticano e di San Marino sono enclavi della Repubblica, mentre Campione d'Italia è un'exclave italiana.
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